IL DUBBIO

paranormale SI paranormale NO   

Questo racconto può essere interpretato in vari modi sta a voi dare un giudizio. Per sette sette anni ho avuto l’onore di aver contribuito a lavorare in collaborazione con il VI° Municipio sia con la destra e poi con la sinistra con l’Associazione Civitas no profit.

NATA PER CONTRASTARE

La violenza di genere. Il gruppo era composto, due ex appartenenti della polizia di Stato, una Criminologa, un Avvocato, una Psicologa ed una abilissima esperta di Psicografologia.

IL FATTO

Una mattina si presenta nei nostri uffici una signora straniera, apparentemente tranquilla, la stessa chiese di avere un colloquio con noi. Capii subito che la signora era si per chiedere aiuto, infatti la stessa era li per un aiuto per il proprio figlio, comincio cosi il suo racconto.

Il bambino una sera con altri amichetti all’interno della propria abitazione, per gioco fecero una seduta spiritica. Da quel giorno il suo atteggiamento divenne insolito ma soprattutto violento.

L’INCONTRO CON IL BAMBIMO

Era un giovedì, il bambino entrò in un ufficio, in silenzio si sedette. Due ragazze dell’ufficio decisero di parlare con lui da soli. Dopo circa dieci minuti sento un urlo, le due ragazze uscirono dall’ufficio con gli occhi spalancati e increduli, gli chiesi cosa era accaduto, le ragazze mi dissero che  il bambino infastidito dalle domande, che gli occhi del bambino gli si erano rivoltati lasciando le pupille bianche e soprattutto che la sua voce avesse cambiato di tonalità, una voce rauca e da adulto.

A questo punto incuriosito, entrai dentro l’ufficio è parlai con il piccolo. Lo stesso ebbe con me un comportamento corretto e tranquillo. A questo punto decidiamo di sospendere l’incontro.

COSA FARE ?

Presi la decisione di andare a casa loro. Quando entrai vidi ma soprattutto sentii una strana atmosfera che mi inquietò da subito. L’ambiente mi fece venire i brividi, gli specchi erano tutti coperti da lenzuola e le finestre socchiuse.

CHIEDO IL PERCHE’ ALLA MADRE

Lei mi disse che suo figlio ogni volta che si specchiava piangeva, in quanto lo stesso vedeva una forma di volto non umana.

COSA FARE ?

Avevo il dubbio, decisi allora di fare un breve accertamento sui genitori del bambino, scoprii che alla madre piaceva bere il padre invece era un tossico dipendente.

LA MIA DECISIONE

Che il bambino non poteva essere lasciato in quel contesto consigliandogli di recarsi presso gli uffici che si occupavano di servizi sociali, ma prima di ciò, decidemmo di fare un tentativo coinvolgendo il parroco della zona che accettò di fare questo incontro.

Ricordo che la mattina successiva, decisi di mettermi il crocifisso al collo. Io, il prete e il bambino, naturalmente autorizzati dai genitori, ed anche con la loro presenza, su un foglio di carta il prete disegnò una serie di croci ed io con in evidenza il crocifisso che mi ero messo.

IL COLLOQUIO

Sembrava tranquillo, “MA”, quando il prete ed io ci alzammo, il bambino con un movimento veloce spostò con violenza il foglio di carta dove poco prima il prete aveva disegnato la serie di croci, guardandomi in modo non amichevole. Decidemmo di fargli fare un incontro con le strutture pubbliche, con gli assistenti sociali e soprattutto mediche.

Decisi di andare via, una volta salito nella mia autovettura, accade che ilo mio crocifisso si staccò dal collo. Curioso vero.

Chiamai le mie amiche nonché collaboratrici invitandole a fare una seduta spiritica. mi mandarono a quel paese.

Un saluto per voi lettori.

Roma

Giuan

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